sabato 6 aprile 2013

69 yogurt alla banana

Nel mio frigo, più specificamente su un letto di margarina, nella vasca di plastica di un contenitore rettangolare, sotto le coltri di un sottile film palstico, ho scoperto che a fare l'amore con il sapore era un vermetto delle dimensioni di una virgola.
Tornavo dall'ufficio di collocamento e il mio umore era rimasto nel telaio di una seduta di plastica preformata, mentre un sottile foulard di nausea mi si stringeva come un cappio intorno al collo sudato. Odiavo il deserto di quell'estate senza sbocchi, e odiai quel piccolo ricciolo di materia grassa che se la spassava tra le vette dei ghiacci perenni del mio frigo, rifugiato, a sbafo, sul materasso giallognolo del mio cibo. D'altronde, era da un pò che succedeva così. Negli ultimi tempi non era passato giorno senza che qualcuno non si fosse avvicinato per sopraffarmi, scansarmi o decidere qualcosa al posto mio. Persino la portinaia, al mio rientro, consegnandomi una lettera sgualcita, non si era detta dispiaciuta per essercisi seduta sopra senza troppi riguardi e averci schiacciato un pisolino da documentario. Almeno fosse stato l'ennesimo avviso di pagamento, mi sarei sbilanciato in un suicidio, ma come scoprii aprendo il labbro della busta bianca stropicciata, la Muller mi informava di essere il vincitore di 69 yogurt alla banana.
Fu in quel testa coda di incredulità e sorpresa che pensai alle belle notizie.
Fu in quella lucida visione della realtà che mi accorsi come, quando tutto va male, l'arrivo di qualcosa di bello nasconde solo un'ulteriore cremosità di veleno e, se mai avessi accettato quel privilegio, come minimo mi sarei ritrovato nel frigo una scimmia.
Così tornai a guardare l'inquilino di quel terzo ripiano che si contorceva nella morbida frescura della mia margarina, e ci fu un attimo in cui arrivai addirittura a invidiare tutti i vermi del mondo, pensando al sudore che cade sempre e solo dalla fronte di chi non osa mettere i piedi nel frigo degli altri.
Ma fu solo un momento. Poi allungai una mano, tolsi il film trasparente che divideva il fresco di quella condizione dall'appiccicosa calura della mia cucina, aspettai che una goccia di condensa umettasse per bene quel grasso verme senza occhi e, preso delicatamente tra due dita, lo portai sul davanzale, sotto un sole cocente.

Buon weekend a tutti 

1 commento:

  1. la morale di questa storia è: evitate la margarina.
    Burro o strutto.
    Who want to live forever?

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