martedì 29 ottobre 2013

Perversioni di coppia

Non era di certo il letto nel quale era sdraiato, ad inquietarlo: il cuscino di piuma era morbido, le lenzuola pulite, le coperte del peso giusto; come, d'altronde, innocua gli era apparsa da subito la stanza: linda e sobria, di dimensioni perfette per accogliere le due piazze con le quali avrebbe trascorso la notte.
Ad agitarlo, una volta sotto le coltri, era stata l'attesa, e l'inaspettato senso di vertigine che l'aveva colto.
Accettando la proposta dei padroni di casa, aveva sorriso, in dubbio se crederli matti o solo pittorescamente eccentrici. Andrea, suo collega d'ufficio, durante la settimana era una sorta di manichino pallido, al guinzaglio di cravatte anonime, mentre Betta, la moglie, un'infermiera subissata da turni che il collega non ricordava mai, perché da ricordare, secondo lui, c'era solo quella continua non presenza e il filtro di luce capace di riportarla a casa: una finestra spalancata sulla domenica sera.
Per il resto, quei due, gli erano sempre sembrati normali: mediocramente partecipi, ipocritamente sinceri e falsamente disinteressati.
Poi, quella loro proposta, in apparenza stravagante ma innocua, fonte alternativa di guadagno e adrenalina. 
Anche se adesso che era lì, così tranquillo non era più, circondato com'era dal silenzio e dalla polverosa corrente in risalita che si scontrava con la rotondità della sua testa, passando oltre solo dopo essersi fatta un circuito di ciocche tra i capelli, in attesa, come gli avevano spiegato, dell'inquilino delle due e mezza, di ritorno da uno dei suoi turni in fabbrica. Aveva dovuto accettare di essere legato, per maggior sicurezza- queste le parole di Betta - dopo aver scavalcato con la nuca il bordo superiore del materasso; come di lasciarsi rimboccare le coperte fin sotto alla gola - sale una corrente da ammalarsi - rimanendo con il collo senza un appoggio, appena in tensione.
Era stato Andrea a spegnere la luce prima di uscire dalla stanza, rassicurandolo che tutto sarebbe andato meravigliosamente bene: il chiarore dell'ascensore in risalita lo avrebbe illuminato il tempo necessario alla buona riuscita del gioco. Perché secondo il collega e la moglie, il brivido durante quel passaggio sarebbe stato così intenso e sublime da non avere paragoni, talmente unico che, per essere ricordato con altrettanta intensità, avrebbe necessitato di concentrazione e metodo, trasformando l'esperienza in un attimo di godimento assoluto, per alcuni aspetti - percezioni mai provate, come ferite inferte dalla punta del Koh-I-Noor - al di là di ogni possibile coito.
Eppure, adesso che si sentiva mummificato dal puzzolente dubbio che la parte più interessante del gioco fosse lui, la testiera del letto, sostituita da un'intera parete mancante, oltre la quale la sua stupidità protendeva nel vuoto, occupando il vano ascensore entro cui un ignaro inquilino avrebbe raggiunto a fine turno un letto inscatolato nella sicurezza di un matrimonio ordinario, gli provocò un brivido mai percepito e di certo meno intenso di quello che lo assalì appena un paio di minuti dopo.
Quando sentì, quattro piani più in basso, la ghigliottina di due porte scorrevoli aprirsi e richiudersi, mentre si ripeteva che forse, per davvero, avrebbe provato qualcosa di unico, anche se per il momento non riusciva a smettere di seguire con una certa apprensione l'immagine di un nodoso dito sporco di grasso nell'atto di pigiare il bottone del settimo piano.

Buona settimana a tutti

Nessun commento:

Posta un commento