mercoledì 20 novembre 2013

Guerra

Posò il libro sulla scrivania pensando che quel legno, vecchio com'era, avrebbe  potuto benissimo appartenere a un albero morto nei dintorni di una città come K., durante una guerra che le era sconosciuta. Quell'idea la irritò.
Agota Kristof, questo il nome dell'autrice. Favola nera, questa la pruriginosa luce che le infastidiva gli occhi. Eppure, il fascino di una crudeltà senza indumenti, scorta nella quotidianità di quelle pagine, per quanto astratta, possedeva una sua forma di sensualità, così lontana e istintuale da non saperla definire.
Per questo non capiva cosa avrebbe potuto essere, per lei, una guerra.
Un frigo vuoto? Un giardino occupato? La sua macchina confiscata? Una bomba sganciata sull'edificio dove ogni mattina si genufletteva al cospetto di uno stipendio tenendo un caffè in mano? Il catarro del vecchio ingegnere del piano di sopra ricacciato in gola dal calcio di un fucile? Oppure un'orda di sconosciuti tra le gambe, gli stessi che Labbro Leporino  aveva accolto con tanto entusiasmo godendone fino a morire?
Non lo sapeva e non aveva così voglia di chiederselo.
Andò in cucina, prese una merendina senza glutine, tornò a sedersi sul divano, la aprì e, sbocconcellando appena un angolo - non è che avesse tutta 'sta fame - accese il tablet e ricominciò, come ogni sera, a navigare nel mare di notizie atroci e distanti che le metteva a disposizione il web.
Buon week end a tutti

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