giovedì 27 giugno 2013

Vendetta

"Senta, preferirei il modello con gli specchietti".
"Non c'è problema. Faccio un pacchetto regalo?"
"No, no, sono per me".

Quando il signor Palmiro uscì dal negozio si sentì soddisfatto. Ancora qualche ora e avrebbe vinto la partita: contro la portinaia, contro tutti quei pettegoli che non la smettevano più di bisbigliare alle sue spalle. Durante gli ultimi mesi, cioè da quando la sua vita aveva sterzato bruscamente verso una destinazione imprevista, prima di scovare quello che aveva trovato in quel negozio specializzato, si era preparato con cura. Aveva rivisto tutti i film di 007, calcolato quale postura assumere, l'angolazione migliore per l'osservazione e il colpo più efficace per andare a segno. E adesso che il sacchetto gli penzolava a fianco, ogni placca di colesterolo per un attimo si era sentita una piastrina gigante. D'altronde, non ne poteva più. Negli ultimi due mesi, almeno un paio di inquilini e la portinaia, ogni qualvolta la manica del suo cappotto aveva varcato il portone, si erano fatti trovare lì, nell'androne, ad aspettarlo. Lo avessero affrontato di petto, lui avrebbe risposto con sincerità, magari aggiungendo qualche particolare di cui il palazzo sarebbe andato sicuramente ghiotto e ogni pettegolezzo sarebbe finito all'istante. E invece la sua 'disgrazia' era diventata il passatempo preferito di ogni citofono, al punto che tutte quelle parole avevano finito per riempirgli la schiena di nei.
E così, quel pomeriggio di fine maggio era tornato a casa, aveva tirato fuori dall'armadio il completo buono, quello nero, simile allo smoking di James Bond in "Licenza di uccidere", aveva tolto dal sacchetto il suo acquisto e si era preparato. Ormai sapeva che il suo rientro pomeridiano delle 17 ispirava un summit speciale tra la portinaia e la signora Merloni del 15 bis e, visto che quelle due unghie da french manicure erano le rappresentanti sindacali dei graffi e avrebbero immediatamente sparso la voce sulla pericolosità della sua vendetta, scese le due rampe di scale che lo dividevano dalla portineria in perfetto orario. Ed eccole lì le due anime pie a far finta di parlare del calibro dei piselli da minestrone...
"Buonasera, signor Palmiro. Che eleganza questa sera!" disse la portinaia rivolgendosi all'inquilina per farle l'occhiolino. Ma lui non si scompose, non era ancora il momento, fece appena un cenno con il capo e oltrepassò i loro sguardi appiccicosi, comportandosi allo stesso modo di sempre.
Fu quando ormai le due figure erano una coppia di fucili puntati alle sue spalle che guardò negli occultati specchietti revisori dei suoi nuovi e sofisticati occhiali neri da spia e, dopo averle effettivamente beccate a sparlargli dietro, si girò con sobria imperturbabilità e disse: "Mia moglie mi avrà anche mollato per scappare in Spagna con mio fratello, ma suo marito, signora Merloni, si mantiene Slovinka Sukkiowski al 16 bis, e in quanto al giovane e aitante giardiniere di nome Julio che la nostra portinaia si lustra dietro alle tende del suo gabbiotto, vorrei far presente che in realtà è tale Giuseppe Scartati con moglie e quattro figli, e non è mai stato uno studente di psicologia fuori corso".

Buona weekend a tutti

mercoledì 26 giugno 2013

Infiammazione

Da quando le era venuto quel benedetto prurito, aveva già provato di tutto.
Era andata da Mara a farsi leggere le carte. Era passata dall'erborista per un bel pezzo di cristallo antinfiammatorio. Si era fermata dalla signorina Pamela a chiedere la data esatta della più vicina luna piena, avventurandosi, in ultimo, nella penombra della chiesetta di S. Rocco, dove si era inginocchiata abbassando il capo, promettendo di recitare preghiere per il resto della sua vita nel caso le fosse stato concesso un miracolo.
Perché lo sapeva: la colpa era solo sua e del flash del suo telefonino. D'altronde, non aveva saputo resistere alle lusinghe di Piero.
- È così che si diventa famosi....
E lei aveva scattato... in un istante, in posa, le gambe divaricate.
Per curiosità. Simpatia per qualcosa di suo ma di così intimo da esserle sconosciuto.
E adesso quel prurito la stava facendo impazzire.
- Tu dammi la foto e vedrai che il prurito te lo faccio passare io - l'aveva convinta Piero, dopo essersi fatto confessare il suo profondo tormento.
E il prurito era passato. Con un moraccione che aveva intonato, sul sedile di pelle della sua macchina, cavalcioni come volesse smontarla: - Vengo anch'io... - mentre lei pregava: - No, tu no.

Buon week end a tutti

lunedì 24 giugno 2013

Terremoto

Pensare che la diga di case colorate che divideva la passeggiata dal centro mi era sempre sembrata la maglia di una catena indistruttibile. I suoi intonaci netti, sfumati come le schegge di vetro levigate e restituite dal mare, avevano occhi di persiane verdi e rade ciglia di balconi, saliscendi interni di scale e nicchie, cucine con consumati lavelli di marmo e camere spoglie, sopra al letto solo un crocifisso coronato da un rametto d'ulivo.
Faceva parte di una piccola cittadina di mare, quel susseguirsi di case alte pochi piani, i magazzini dei pescatori nascosti nei ventricoli a volta, bassi e poco illuminati. Dietro ai portoni di legno, rosicchiati da salsedine e sabbia sbattuta con furia nelle giornate di Maestrale, si respirava ancora il pungente odore delle acciuge sotto sale, del basilico pestato nel mortaio e di un olio così corposo da sembrare una crema per pane.
Tutte quelle abitazioni avrebbero potuto continuare a essere la collana più adatta al collo di una vita semplice e serena. Tutte.
In realtà, era ciò che mi sforzavo di continuare a credere, perché grosse crepe ormai erano apparse sui soffitti di ogni cantina. Ogni mattone si stava allontanando sempre di più da quello vicino e il terremoto della nuova, incombente situazione stava cominciando a imbiancare la testa degli inquilini con la sottile polvere grigia che precede ogni caduta.

Buona giornata a tutti

venerdì 21 giugno 2013

Gatti

Quell'anno il vecchio gatto randagio arrivò insieme allo Scirocco. Abitavo in collina, tra ulivi e vecchie case di pietra semi abbandonate e una mattina, aprendo la porta che dava sul viottolo della frazione, lo trovai acciambellato tra due vasi di fiori. Subito mi guardò senza muoversi, poi, come mi avvicinai, alzò appena la testa. Non miagolò. Continuò a fissarsi, come a cercare nella mia fisionomia i tratti di un'informazione avuta da un suo simile. Amavo da sempre i gatti. Forse lo sentì. Era sporco, ferito sopra un occhio, una lacrima di pus a colargli sul naso, il mantello tigrato e una strana macchia bianca vicino alla bocca. Puzzava. Di un odore tra la muffa e il veleno. Non feci nemmeno il gesto di accarezzarlo. Tornai in casa per prendere una scatoletta di bocconcini, scorta sempre pronta per Mimì e Salsiccia, i miei due gatti. Abitando in campagna, loro, vivevano liberi. Anzi, forse proprio per l'arrivo di quel forestiero non erano lì a miagolare la colazione. Non mangiò. Rimase acciambellato dov'era. Sembrava stesse così male da non aver paura nemmeno della morte. Passò l'intera giornata dietro alle mura di quei due vasi di coccio senza miagolare una sola volta, continuando a fissarmi solo se mi avvicinano. Riuscii ad accarezzarlo, ma il suo pelo era così ispido che sui polpastrelli mi rimase la saggina di una ruvida sensazione. Sapevo come le leggi della Natura, per crudeli e spietate che fossero, andavano rispettate. Gli portai dell'acqua e non riuscì nemmeno a bere. Lo lasciai tranquillo. Mimì e Salsiccia non si fecero vedere per l'intera giornata e il mattino dopo, il randagio, non c'era più.

Quell'anno Polpetta e Teiera arrivarono insieme alla Tramontana. Una mattina, aprendo la porta, le trovai a giocare tra due vasi di fiori. Erano buffe, appallottolate a tirar testate contro quelle mura di coccio. Le guardai azzuffarsi. Non mi avvicinai. Rimasi sulla porta di casa qualche minuto, poi rientrai a prendere una scatoletta di bocconcini. Quando uscii per metterli nella ciotola, Mimì e Salsiccia arrivarono miagolando, con la coda alzata. Era la prima volta che mi portavano la cucciolata. Una micina per uno. Due gattine di tre colori. Tornai sulla soglia. Erano ancora così schive e selvatiche, quelle due patate di pelo, che se mi fossi avvicinata sarebbero scappate. Aspettai. Pochi minuti e arrivarono anche loro a far colazione; dopo un balzello, un attentato ed essersi ricorse come due indemoniate. Cominciarono a mangiare. Fu in quel momento che sorrisi: calmandosi, ero riuscita a scorgere in tutte e due una piccolissima e strana macchia bianca vicino alla bocca.

Buon weekend a tutti

lunedì 17 giugno 2013

Passi

Quante cacche di cane doveva dribblare al mattino, quando usciva di casa? Uno slalom lungo le strade di una città che non guardava mai a terra, impegnata com'era a rifulgere di presunzione. Lunedì, ne aveva contate sette. Martedì, solo cinque. Mercoledì e giovedì, oltre a quattro di dimensioni normali, un paio così grosse da valere almeno il doppio. Venerdì, solo tre. Sabato e domenica, da non aver dita a sufficienza per riuscire a contarle.
Sembrava sempre che lo aspettassero al centro di ogni marciapiede, quei noccioli di scarto così tristi da chiedersi la rielaborazione di quale marca di bocconcini fossero; ed era costretto a guardarli, se voleva evitare un buongiorno di fastidi e auguri poco ortodossi. Erano mesi che quella sfida mattuttina lo infastidiva. Settimane che il primo pensiero oltre il portone mappava i punti neri del giorno prima, perché l'enigmistica dei possibili quadretti bianchi, neanche Bartezzaghi sarebbe riuscito a incastrarla. E ogni giorno camminava con la testa bassa, salutava i mocassini del dottor Pelandroni, le nike di Massimo, i sandaletti brillantinati di caviglie molto carine, proprietà di qualcuno di cui non conosceva il nome. Forse, tutta la sua vita sarebbe andata avanti sotto l'impegno di quella stupida attenzione, ma d'altronde, era giusto che badasse ai suoi passi, opportuno che almeno al mattino facesse di tutto per evitare la solita merda.

Buona giornata a tutti

venerdì 14 giugno 2013

Gigolò

"Per essere un perfetto gigolò devono prima di tutto piacerti le donne" disse la vecchia pornostar, appollaiata davanti a uno specchio, intenta a ripassare un terzo strato di rossetto fucsia sulla protuberanza di un labbro inferiore simile al pluviale di un garage.
"Puoi guardare su Internet, se proprio non sei sicuro delle tue tendenze. Da non trascurare è l'abbigliamento: mocassini di vernice neri, reggicalze con calzino filo di Scozia in tinta unita, pantalone nero, torso nudo, farfallino, giacca scura con reverse di raso. A qualcuno piace avere la moto, per presentarsi al meglio della propria potenza e, in questo caso, tieni presente che il tubo di scappamento deve rispettare lunghezza e diametro del tubo d'acciaio che madre natura ti ha dato in dotazione" fece la vecchia, facendo l'occhiolino, abbassando la saggina di una ciglia finta sul tappeto di un'occhiata che della antica lana aveva solo più la capra del'aspetto.
Il giovanotto segaligno pensò alla larva che nascondeva negli slip e ai suoi 45 chili di prestanza fisica. Era seduto sul divano sfondato di una roulotte sderenata. Si girò a guardare l'intonaco di foto, soffocato dalle protuberanze di tette e culi che lo stavano accerchiando, ecoscandagliò il linoleum screziato da bottiglie di alcolici vuote e azzardò un'occhiata all'opprimente soffitto, simile a une sottile gengiva color malva macchiata da denti d'umidità di un verde bagnoschiuma all'estratto di rospo. Non riusciva proprio a guardare in quello specchio da cui continuavano a spolparlo due pupille rinsecchite come cozze liofilizzate dal caldo di un phon.
"Avvicinati sempre a donne molto grasse e vistose e lascia che ti cavalchino fino al mattino. Sei hai problemi di durata, pensa a un flipper, a una Coca Cola -ti piace la Coca Cola, vero ragazzo?- o a un toast con la maionese. Le prime volte, può risultare difficile, ma ho io una cosina che potrà aiutarti...".
La vecchia allungò il rastrello di una mano orlato da uno spesso strato di smalto brillantinato e porse al giovanotto il dischetto di una confenzione.
"Preservativo isolante effetto menta artica", lesse il ragazzo. Questa volta si fece coraggio e fissò per una decina di secondi la parrucca cotonata, rosso fuoco, riflessa nello specchio, poi, quando la dentiera della vecchia traballò: "O se invece di mettere questo preferisci pensare ai soldi che mi devi o a mio figlio Frensis e al bruciore di culo che è capace di farti venire, fa pure", i suoi occhi si parcheggiarono sul materasso di pelle flaccida della schiena nuda che aveva di fronte, sperando che la freccia del perizoma color seppia che spuntava dal taglio purulento di quel frusto sedere sfiancato, invece di puntarlo, lo accecasse.

Buon weekend a tutti

martedì 11 giugno 2013

Tormenti

Era un buono a nulla. Per quanto desiderasse, si impegnasse e sognasse di riuscire a fare ciò che ormai era diventato la sua ragione di vita, ogni volta qualcosa andava male.
Per questo la sera in cui si decise a provarci per l'ultima volta, la luna piena, con quel suo monocolo bianco da Generale nascosto dietro a un'unica lente sporca di latte, l'aria puntinata di lucciole silenziose, l'odore dei fiori appassiti durante giorni ormai gialli di sole, e il formicolio raccolto nei polpastrelli delle mani lasciate penzoloni, lo convinsero che una nuova sconfitta lo avrebbe finalmente persuaso a lasciar perdere.
Mise una mano in tasca e ne cavò una penna; cercò un sasso e si sedette; sfilò dalla tasca interna della giacca un piccolo taccuino. Forse era un bene che in quella notte silenziosa la solitudine fosse l'unica testimone: è imbarazzante essere ciò che non ci si sente di essere. Aprì in due il guscio di cartone. La luce bianca dell'astro illuminò la griglia di una pagina vuota, spalmando su quella mancanza di parole uno strano fulgore. Sentì un guizzo d'inchiostro macchiare il rosso delle sue ricorrenti illusioni. Lasciò che la punta della freccia a sfera colpisse un quadretto, in pieno, nell'occhio; poi la accompagnò; ne seguì la traiettoria; guardò la sfera rotolare in modo bizzarro, lasciandosi andare nel tratto di un disegno. Sulla pagina bianca comparve il disco perfetto di un'astronave e, sotto, il proclama di queste parole: accendi i motori e riparti.
Almeno aveva provato. Almeno per un attimo aveva sperato di finirla con quel tormento che lo stava annientando. Basta notti senza sonno. Basta soccombere a quel dolore al centro di ogni sfiato. Basta fauci senza saliva. Scrivere lo stava devastando.
"Sono un buono a nulla, cos'avete da venirmi dietro? Avete visto? Cosa c'è di tanto speciale in voi, maledette parole?" urlò verso la pagina. Ma quel disegno lasciato dalla penna, vicino a quella piccola frase, stava già prendendo vita, come un fagiolo magico da cui può germogliare una nuova e diabolica pianta.
E giù di nuovo a immaginare mondi e situazioni; lenzuola rimboccate su fitte pagine di vocabolari; aggettivi e sottrazioni; ore di sublimi invenzioni e mal funzionanti tormenti. Perché per quanto atroce, pesante, amara e frustrante fosse la sconfitta, la punta di una pulsione spingeva come lo spigolo di un diamante nascosto dentro a un cuore di carbone.
Ma, allora, che fare?
Chiuse il taccuino e lo rimise in tasca. Si alzò dal trono di pietra di un sasso qualunque. Scagliò la penna contro la luna. Si incamminò verso l'insonnia di un nuovo pensiero e decise che niente avrebbe fatto.
Niente. Niente. Niente.
Perché si può forse pretendere di riuscire a salvare una formica dalla sfaccettatura di un unico granello di zucchero?
Si può forse chiedere a un piccolo, insignificante e debole insetto di stare lontano dal buco nero e profondo del suo formicaio?

Buona giornata a tutti

venerdì 7 giugno 2013

Maschi e femmine

Gli schiaffi della notte sono quelli che mi fanno più paura. Non che non li meriti, so che il mio aspetto lì attirerà sempre e comunque, dico solo che per uno abituato a innocui svolazzi, è sempre difficile immaginare quei proiettili senza timore. E tutto perché mi sono innamorato. Per amore questo ed altro, mi sono ripetuto, la sera in cui il suo fascino mi sopraffaceva più della sua maledetta richiesta. Lo so, non sarei mai dovuto andare contro natura. E mai avrei potuto sospettare qualcosa dopo aver trovato quella casa sull'acqua. So che maschi e femmine hanno esigenze diverse... I problemi sono cominciati dopo, quando ha deciso che era arrivato il momento di essere madre. Ecco, quello è stato il vero punto di svolta, il giro di boa del nostro matrimonio. Se durante una delle sue uscite serali non avesse visto chissà cosa o ronzato con chissà chi, io adesso potrei vivere la mia tranquilla vita breve, mentre lei si occuperebbe del lavoro 'sporco', come dovrebbe essere nella natura dei nostri ruoli. Per questo le mani della notte mi fanno così paura. Forse sono un codardo, un maledetto insetto senza coraggio. Ma qui non si parla di avere spazi in più di libertà personale. Quello che pretende lei è un pericoloso scambio di ruoli.
E così, stasera dovrò fare un maledetto giro di ricognizione, appostarmi e aspettare. E dovrò essere così fulmineo, nell'azione, come so di non essere capace a fare. D'altronde, il suo ricatto è stato chiaro: "Vuoi che deponga uova sane e robuste, sì o no?".
Per questo stanotte dovrò rischiare di finire la mia esistenza ucciso da uno schiaffo, il corpo spiaccicato su una schifosa coscia sudata. E solo perché mia moglie non è più la stessa zanzara che ho sposato.
Stasera toccherà a me uscire a succhiare lo schifoso sangue di qualcuno. Io che non ho mai punto, io che mi nutro solo di succhi vegetali. E solo per amore verso quelle uova.
"Nella buona e nella cattiva sorte" era stata, quel giorno, la mia promessa.
"Finché morte non ci separi" era stata, quel giorno, la semplicità delle sue pretese.

Buon weekend a tutti

martedì 4 giugno 2013

Gli introvabili

"Stavolta me l'hanno fregata".
"Dici?".
"E se becco chi è stato giuro che gli strappo le narici!".
Savio e Rosolino sono seduti uno di fronte all'altro, a dividerli solo il quadrato di un tavolo.
"Hai provato a guardare nel cassetto segreto?".
"Ma che? Sei scemo? Certo che c'ho guardato!".
"Nel borsello?".
"Niente".
"In tasca del giaccone?".
"Non c'è".
"È mica passata Carmela?".
"Ma fatti i cazzi tuoi!".
Davanti ai due, appoggiati sul piano di legno, ci sono: un coltellino svizzero tarocco accessoriato per manomettere citofoni, vibratori a batteria e  macchinette a cialda per il caffè , due biglietti della lotteria, un rotolo di gratta e vinci grattati e perdenti, una confezione di carta igienica su cui è impressa la stampa delle nuove banconote da 5 euro, un catalogo, due Mars, due lattine di Red Bull e una scacchiera con la regina vestita da lap dancer, il re vestito da drag queen, i cavalli con un pennacchio di peli di stronzo, gli alfieri che reggono un cartello con le tariffe dei treni per la tratta Milano-Saronno, le torri con Raperonzolo nuda prigioniera di una finestrella con sbarre e i pedoni vestiti come il poliziotto dei Village People ma delle dimensioni di puffo brontolone.
"E ordinane un'altra...".
"Così fanno quattro".
"E che te frega! Se ti ci trovi bene...".
"Così fanno 40 euro".
"E allora? Lo sai che è difficilissimo trovarla".
"Come il cavatappi per il cerume... Te lo ricordi quanto c'abbiamo messo a scovarlo?".
"Appunto...".
"Passami il catalogo, va'".
"Magari stavolta ne prendo una anch'io".
"A che pagina era?".
"La pagina non me la ricordo, ma la foto è verso il fondo, subito dopo il sedere di Marilyn Monroe che spegne le sigarette".
Rosolino comincia a sfogliare.
"Vediamo un po'... massaggiatore wireless con capocchia di pelo, tagliaunghie con testina orientabile verso nord, mini aspirapolvere per tassello slip, set due canottiere snellimento uomo, wc da viaggio donne e... eccola!".
"Fa leggere un po' cosa c'è scritto? Allora... Centrifuga per pettinare i peli del naso. Batteria fotovoltaica. Capacità di rotazione anche in caso di vento. Ripiegabile. Comoda e pratica. Indispensabile per domare scompigli effetto mosaico".

Buona giornata a tutti