venerdì 31 ottobre 2014

Distributore di ricordi

Entro nella sala d'aspetto. Annuso l'aria torrefatta. Recupero tre monete da 20 centesimi da far inghiottire al sorriso verticale di un distributore automatico di caffè.
'Scegliere la bevanda' è la scritta che passa e che fisso. Pigio il pulsante del decaffeinato macchiato. Mi metto in ascolto: scende un bicchiere di plastica, una dose di zucchero, in un serbatoio che non vedo immagino unirsi acqua e latte in polvere, quel tanto da schiumare cadendo; ascolto un fiotto di moka non troppo eccitato lasciarsi andare in un matrimonio di aromi e quando le budella nel blocco di metallo smettono di gorgogliare, un bip mi dà il permesso di prelevare la bevanda.
Alzo un sipario di plastica e stringo tra due dita il collo tiepido del bicchiere, pronta a slacciare bottoni e dischiudere calici di ogni papilla. Poi, come le antenne delle narici si sintonizzano sul futuro del piacere, mi accorgo di una mancanza: la paletta che permette di amalgamare con semplicità amaro e dolcezza. Mi dico, pazienza, scuoterò appena il bicchiere. Ma la prima sorsata, inaspettatamente bruciante e così poco amabile da irritare la base della lingua, mi catapulta d'istinto al gusto di un doposcuola. A una miscela ormai distante, eppure mai del tutto dimenticata. A un campo velenoso. A urla. Risate. Eccessi di un'età senza pudori.
- Lalla ha il naso di una strega! In quale tasca hai nascosto il porro?
Un naso che comunica con la gola, in un  recondito palato molle di confine. Odori e sapori di compagne che bruciano, scendono, schiumano e sfrigolano nel veleno di un amaro.
Scuoto il bicchiere di plastica che continuo a stringere tra le dita. Trangugio  un ultimo sorso poco gentile e poi, eccola, deglutisco e compare; sulla punta della lingua, come una parola che non vuole farsi catturare.
Dolcezza.
È sul finire del caffè che trovo questa compagna di zucchero inaspettata e squisita, lontana dalla maestra di una paletta che aiuta a miscelare.
Sorrido.
Lascio cadere nel cestino il bicchiere di plastica ormai vuoto.
Adesso posso anche uscire da questa   sala d'aspetto.

Buon week end a tutti.

giovedì 9 ottobre 2014

Scambisti

È notte fonda nel parcheggio vicino all'autostrada. Odori di benzina e umidità fusi nell'arancione che piove dal becco dei lampioni. Poche macchine in circolazione. Rumori neri e intermittenti a cavallo del bianco della tratteggiatura. Luci in lontananza che sfrecciano. Case con occhi senza luci che dormono oltre i sanpietrini della rotatoria.
Arrivano quattro fari. Due mondi di lamiera. Spine colorate che si parcheggiano occupando diagonali diverse della stessa lisca. Attraverso la dogana dei vetri, quattro figure indistinte. Ombre che cominciano a muoversi sgusciando sotto la superficie aranciata dei parabrezza. Fino a che una prima portiera si apre, poi la seconda. Un mocassino atterra su una macchia d'olio,  una scarpa con il tacco buca una foglia.
- Buonasera - espira una voce maschile.
- Buonasera - inspira una voce femminile. Due figure adesso arancioni sono in piedi al centro del parcheggio. Si fronteggiano.
- Suo marito, non scende? - espira la voce maschile.
- Non serve - inspira la voce femminile.
Le altre due metà di coppia sono in attesa nel preformato dell'abitacolo. 
- Ha portato il contratto? - espira la voce femminile.
- Sì, certo - inspira la voce maschile.
L'accelerazione di un autoarticolato sibila in quel momento oltre la siepe appena più in alto delle loro teste.
- I punti principali sono stati definiti - inspira la voce maschile.
- Quindi, possiamo procedere con lo scambio? - espira la voce femminile.
Il mocassino si avvicina di un passo alla scarpa col tacco.
- Appena è pronta - inspira la voce maschile.
- Ma nello scambio, sicuro che siano compresi proprio tutti i problemi? Vede, io vorrei scambiare anche le liti a causa delle bollette scadute e le discussioni a base di pranzo domenicale con la suocera. Insomma, ha capito... - espira la voce femminile.
Una penna esce dal taschino.
- Tutti compresi. Uno scambio di problemi di famiglia al completo: noi vi cederemo i nostri e voi ci cederete i vostri; per un mese, non un giorno di più, non un giorno di meno - inspira la voce maschile.
- Perfetto - espira la voce femminile.
Un buffo di vento piroetta poco distante, plana sull'asfalto, s'infila in un'aiuola e sbandiera un paio di pagine di un giornaletto porno.

Buon week end a tutti