Il vento mi ha tenuta lontano dal blog. Ogni nuvola passava veloce, borbottando qualcosa a proposito di un confine dove i miei microchip erano stati visti al mercato, in una pasticceria, al bar a gareggiare davanti a un barattolo di Cuneesi al rhum. Il tutto mentre le rotelle dei miei ingranaggi litigavano con iTunes, con un ammorbidente troppo rigido, con una goccia di mare in tempesta che continuava a seguirmi indossando un paio di stivali blu.
E io scappavo, scappavo, scappavo... guardando di sfuggita le vetrine: un barattolo di sale grosso iodato, un rotolo di spago nascosto dietro a una diligenza di viti, un calendario del 1950 resuscitato da una cartolina piena di bambine con i vestiti a pois...
Perchè quel vento soffiava così forte da scuotere persino il semaforo, non solo la mia testa, sostituendo il rosso con il bacio di una marionetta, il verde con i boxer di una rana e il giallo con lo zafferano di un risotto avanzato.
Succede sempre la stessa cosa quando c'è vento nei paesi di mare: tutti si ritrovano matti, tanto che per giorni ogni intenzione rotola via e, quello che è un discorso coerente, forse anche troppo, si arrotonda come un riccio di risate e corre lontano fino alla scollo di un golf.
Buon we a tutti
No, non solo al mare, ma forse il vento di mare è differente, questo sì, rispetto al vento di città o di montagna, nel vento di mare c'è l'acqua di mare, nel nostro no!
RispondiEliminaMi viene in mente un libro di Peter Mayle, "Un anno in Provenza", quando arriva il Mistral tutti si chiudono in casa, perchè effettivamente il vento causa non pochi problemi a persone più sensibili o più deboli, quindi non è solo un modo di dire...
Ma tu non ci fare caso, eh?!
Un bacione,
Heidi
Che il vento faccia perdere il senno è un detto anche dalle nostre parti.
RispondiEliminaBuona domenica cara