Entro nella sala d'aspetto. Annuso l'aria torrefatta. Recupero tre monete da 20 centesimi da far inghiottire al sorriso verticale di un distributore automatico di caffè.
'Scegliere la bevanda' è la scritta che passa e che fisso. Pigio il pulsante del decaffeinato macchiato. Mi metto in ascolto: scende un bicchiere di plastica, una dose di zucchero, in un serbatoio che non vedo immagino unirsi acqua e latte in polvere, quel tanto da schiumare cadendo; ascolto un fiotto di moka non troppo eccitato lasciarsi andare in un matrimonio di aromi e quando le budella nel blocco di metallo smettono di gorgogliare, un bip mi dà il permesso di prelevare la bevanda.
Alzo un sipario di plastica e stringo tra due dita il collo tiepido del bicchiere, pronta a slacciare bottoni e dischiudere calici di ogni papilla. Poi, come le antenne delle narici si sintonizzano sul futuro del piacere, mi accorgo di una mancanza: la paletta che permette di amalgamare con semplicità amaro e dolcezza. Mi dico, pazienza, scuoterò appena il bicchiere. Ma la prima sorsata, inaspettatamente bruciante e così poco amabile da irritare la base della lingua, mi catapulta d'istinto al gusto di un doposcuola. A una miscela ormai distante, eppure mai del tutto dimenticata. A un campo velenoso. A urla. Risate. Eccessi di un'età senza pudori.
- Lalla ha il naso di una strega! In quale tasca hai nascosto il porro?
Un naso che comunica con la gola, in un recondito palato molle di confine. Odori e sapori di compagne che bruciano, scendono, schiumano e sfrigolano nel veleno di un amaro.
Scuoto il bicchiere di plastica che continuo a stringere tra le dita. Trangugio un ultimo sorso poco gentile e poi, eccola, deglutisco e compare; sulla punta della lingua, come una parola che non vuole farsi catturare.
Dolcezza.
È sul finire del caffè che trovo questa compagna di zucchero inaspettata e squisita, lontana dalla maestra di una paletta che aiuta a miscelare.
Sorrido.
Lascio cadere nel cestino il bicchiere di plastica ormai vuoto.
Adesso posso anche uscire da questa sala d'aspetto.
Buon week end a tutti.
Quante storie, quanti aneddoti, quante curiosità potrebbero raccontare le macchine che distribuiscono il piacere di un caffè in cambio di pochi spiccioli.
RispondiEliminaMa non hanno voce..