Se passi di qua, sei il Benvenuto. Scrivo storie, non posso farne a meno. Se vuoi lasciare un commento, un consiglio, una critica o qualunque cosa ti passi per la testa, mi fa piacere. Sappi che ti leggerò senza rispondere. Forse perchè ho un brutto carattere. Forse solo perchè preferirei incontrarti di persona.
giovedì 3 novembre 2011
Il tarlo
Fu una delle sue tante notti di tranquilla solitudine, quella.
Una notte di viaggio silenzioso attraverso il ponte di un sogno; una di quegli interminabili minuti di palpebre chiuse e lente pulsazioni oltre la gabbia del suo scheletrico corpo malato...
Perchè durante quelle ore Gustavo gustò ancora una volta ciò che un tempo spesso gustava.
Nei rami contorti dei lunghi respiri ritrovò il verde di una foglia di gioventù e, dietro alla maschera dei sogni, quadrante di un orologio che gira al contrario, sentì il profumo resinoso dell'albero della vita.
E immaginò il tarlo che un tempo abitava quel tronco: vivo, vispo e pasciuto.
Così potè sentirlo muoversi anche dentro di lui; insinuarsi, rosicchiargli ciò che rimaneva della sua appendice avvizzita; poi strisciare lungo le ossa fragili per risalire fino alla consumata isola del suo cervello.
Lo trovò così uguale a quello che conosceva da non domandarsi perchè fosse uscito dal legno dello scomodo sgabello di una giornata qualunque, si fosse arrampicato fino alla finestra del suo sguardo spento e gli facesse visita nell'ospizio del sonno.
Non se lo chiese perchè le notti di un vecchio sono una minestra fredda alla tavola di un cimitero, e le domande un tovagliolo che non pulisce più i lati della bocca di nessun dolore.
E quel tarlo fece il suo lavoro di sempre: rosicchiò, rosicchiò, rosicchiò...
E quando al mattino, Gustavo, cercò di aprire gli occhi, sentì solo il gusto freddo del suo ultimo desiderio e si accorse che sullo specchio delle palpebre chiuse non esisteva più il riflesso di quello che fino alla sera prima era stato il suo volto.
Buona giornata a tutti
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i dubbi sono un qualcosa di terribile e logorante!
RispondiEliminacon una faccia di bronzo il tarlo avrebbe avuto vita dura
RispondiEliminaL'importante sarebbe vivere il presente...sì, ma allora smetteremmo di farci delle domande che, secondo me, sono il motore della vita...
RispondiEliminai sogni, i sogni...
RispondiEliminaGrazie di questo post. Buona giornata anche a te.
RispondiEliminabello il tuo nuovo libro!!!
RispondiEliminaUn po' triste questo racconto.
RispondiEliminaUn bacione
Rosicchiare... un bene e anche un male...
RispondiElimina@ Tutti: grazie per i commenti. Scusate ma in questi giorni la preoccupazione della pioggia mi ha tenuta lontana.
RispondiEliminaSiete sempre molto cari. Appena riesco farò un giro sui vostri blog per lasciarvi un bacino...