Stamane ho spostato dalla scrivania una cartella colori dimenticata in ufficio da un amico imbianchino.
Mi è venuto spontaneo aprirla mentre la dirottavo dove, spero, non mi darà più fastidio e, aprendo a ventaglio l'arcobaleno delle sue sfumature, mi sono chiesta: "Se volessi ridipingere i capelli di Domietta, di che colore li farei?".
Domietta è il personaggio principale del mio romanzo. E' una tipa estemporanea. Ho pensato ai suoi capelli scuri e, riflettendo sul suo carattere, ho trovato più consono al suo modo di affrontare il mondo ridipingerglieli invece di optare per una tinta tradizionale. E come al solito non le ho chiesto il permesso e l'ho ricreata nella mia testa con la sua bella criniera a piramide, ma di un arancione foglia autunnale, che non le sarebbe stato nemmeno poi tanto male, se non fosse che si ostina a mettere un vecchio golfino verde pistacchio, ricavato dal consunto cuscino all'uncinetto di un orribile divano.
Ieri sera alla presentazione c'era pochissima gente. Di tanti che sembrava dovessero venire, colpa del forte vento e di un paio di gradi di meno, non si è visto nessuno.
E' stato carino lo stesso.
Chi mi ha presentata - Flavio Sasso - lo ha fatto egregiamente - ma state parlando di me? - e Selene, l'organizzatrice dell'evento, nonchè socia del Cafè des Artistes dove si è tenuto l'incontro, è stata adorabile.
C'è stata, a quanto pare, una sola piccola pecca e cioè che come al solito ho parlato troppo, Ma non nel senso del fiume di parole che, comunque, ho detto - più sono agitata, più rido e parlo; ciò che intendo dire è che NON riesco mai a non essere sincera e do spazio a troppe sfumature che esondano inevitabilmente nel personale. Come più volte - anche ieri sera - mi hanno ripetuto in molti, primo tra tutti mio marito, in questo modo mi espongono più del dovuto.
Ma è piuttosto difficile, per me, rimanere distaccata da ciò che mi ruota intorno. E trovo desolante il clima che si sta instaurando: finte cortesie per superficiali rapporti plastificati, che a lungo andare congela i cuori e obbliga inevitabilmente a mantenersi cauti.
Voglio dire. Il rapporto stesso con la scrittura implica delle passioni, perchè sono queste a solleticare cuore e dita, quindi, se di passioni si parla, non diventa automaticamente tutto un flusso incontenibile e irrazionale? Perchè la passionalità è pericolosa e la razionalità una dote?
A cosa posso andare incontro? A qualche str... che, durante una presentazione, mi colpisca fino a farmi piangere?
E allora? Dove sta la vergogna? Nelle mie lacrime o nella lingua di chi è stufo di dover leccare culi e si rifà su chi non sa difendersi?
Secondo voi, bisognerebbe limitarsi a vendere libri e immagine o si possono regalare pagine di rapporti umani?
Buona giornata a tutti