sabato 10 gennaio 2015

La mia Parigi

Sono di nuovo qui, come ogni giorno. Seduta vicino a quattro finestre affacciate su lunghe collane di onde appena slacciate dal collo di un orizzonte gonfio di nubi. Distanti, da questo profumo di pesto e dal vivace brusio di forchette e grissini.
Il mio tavolino è sempre rotondo; io e la mia giacca, altre due forme di fronte. Sopra di me, un soffitto alto, di legno, così possente e distante da nascondere qualsiasi frattura di fondo.
A cosa stai pensando? mi domando, fissando per un unico secondo la porta. Al sipario di una sorpresa? O al bambino che dietro alle tue spalle sta brucando insalata come un capretto appena svezzato, intento ad assaggiare il mondo?
Mi dico: - Chi potrebbe mai raggiungerci in questa piccola scatola di umanità mollemente impegnata ad ascoltare un'unica voce: la propria pancia?
Soprassalto, quando qualcuno spara dal niente: - Gnocchi o ravioli?
Poi torno a fissare la porta.
Oltre al ripiano di un tavolino.
Oltre a una Parigi di quotidiani, astratta Tour Eiffel di immagini e carta.

Buon week end a tutti.

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