giovedì 22 settembre 2011

Magie...

Liguria. In collina. Un borgo. Una casa di pietra. Una cucina...
Luce accesa. La tavola è apparecchiata per due: tovaglia bianca di fiandra, tovaglioli ripiegati, posate luccicanti, piatti di ceramica beige con un filo di kajal viola a un centimetro dal bordo, bicchieri violetti, rustici, bassi, e al centro del tavolo due sottili candele color pervinca che svettano come dita di una fiaba, con i polpastrelli accesi. Intorno ad esse, una coroncina di piccoli panini alle olive...
Due sedie di legno impagliate. Il pavimento di antiche mattonelle esagonali, rosse, di grès. Un tappetino bianco. Il lavello di marmo, appena sbeccato. Lo scolapiatti di metallo, appoggiato su un piano possente di legno, rosicchiato dagli anni. A fianco, barattoli di vetro tutti uguali, in fila come ubbidienti soldatini protetti da buffi elmetti di latta. Le pareti sembrano un sottile foglio di carta bianca, sporcato da un'impronta di fumo, ombra di un calore stratificato dalla magia degli scoppiettanti autunni passati.
Il camino è acceso: giuzzanti pesciolini di fuoco saltano senz'ordine da un ceppo di quercia. Di fronte, la cucina a gas, madre di quattro cerchi, uno dei quali è un contenuto tripudio di fiammelle accese, girotondo di nipotini bluastri che soffiano contro il sedere di una pentola solleticando la cottura di una zuppa fumante.
Un profumo corposo inonda la stanza, impregnando l'asciugapiatti di tela beige, ripiegato a cavallo della maniglia di uno sportello color crema. Sopra di esso, una piccola finestra, con ali di bisso candido, inamidato e pizzicato ai lati da due piccole mollette di ottone, lascia intravedere un tramonto scuro, violaceo, corpo di un orizzonte familiare, sdraiato su un tulle sanguigno di nubi sottili prossime al sonno.
Si sente un rumore. Qualcuno sta bussando sul legno della porta d'entrata, guardia nella garitta di un vano della cucina. Nocche conosciute. Rintocchi come i sette colpi di tosse che il campanile ha appena espettorato.
Un paio di ciabatte di feltro si staccano dal binario casalingo della stazione di mattonelle davanti alla vecchia cassa pitturata di bianco e si dirigono verso la galleria d'eco.
Due giri di chiave. Un cigolio. Una spirale di aria fredda. Scarpe da lavoro possenti, macchiate e consunte oltrepassano il piccolo fossato nero della soglia d'ardesia. Un odore sconosciuto si intrufola in casa. E' un attimo. Un topolino che finisce in fretta nella trappola di vibrazione di un bacio e, sulla magica rotondità di un luccicante pomolo d'ottone, si intravede il riflesso di luce di una quotidianità qualunque, mentre il dorso di una mano femminile sta richiudendo la porta.

Buona magia d'autunno a tutti.






3 commenti:

  1. Hai ingentilito una stagione che detesto. Brava!

    Baci

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  2. @ Adriana: ti adoro!
    Baci e collane di foglie rosse

    Kylie: meno male che in qualcosa sono riuscita...
    Baci e dolcetti

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