venerdì 13 settembre 2013

Al di là il mare

Guardando verso la galleria del vicolo aspettava di vederla ancora.
Non si stancava mai di infilare lo sguardo nella penombra umida e salmastra e di attraversare il cavallo a volta di quel pantalone di vecchie case, una gamba di muri per lato, per rimanere immobile, pensando che per greve che fosse il peso sopra la sua testa, la rotondità di quei mattoni soffocati da un intonaco ammuffito non era abbastanza forte da vincere la meraviglia della luce oltre il cunicolo.
Circondato da quella trappola d'ombra, era la tenda di cielo azzurro e orizzonte e mare, al limite di essa, a rapire ogni suo pensiero terreno. Un sipario così scintillante da portarlo lontano, al largo, fino alla vista di un'acqua così profonda da assomigliare al colore dei sogni.
Perché lui sognare sapeva. Anzi, a dire il vero era l'unica cosa che gli riusciva bene; ancora meglio quando era così ubriaco di salsedine da sentire gli occhi bruciare.
Perché la notte non teneva mai in serbo nessuna cartolina con quel tratto di mare, solo fame, piedi scalzi, croste e pidocchi dai denti affiliati.
Per il buio, lui era uno dei tanti vagabondi che infestavano come tombini ogni angolo di scolo, quando per la luce era un viaggiatore attento, un esperto di colori e aria buona, onde orlate di zucchero filato, passerelle di sabbia chiara e così tiepida da calzare come babucce di lana.
Per questo aspettava di rivederla ancora.
Le giornata di sole stavano avvizzendo, avvicinandosi a una dogana di tramonti che ben presto avrebbe lasciato entrare briganti di gelo, con mantelli di tramontana così violenti da pugnalarlo al costato dopo avergli voltato le spalle. E labirinti di strade vuote. E scrofe di nuvole grigie, grasse, così lente da sembrare affumicate.
Perciò, se l'avesse vista, tutto sarebbe cambiato: niente più elemosine, niente più disperazione. Solo la fetta di quell'arancia metallica che avrebbe avuto più vitamine di un frutto.
Anche se un bastimento così carico di gente e provviste c'era da chiedersi come riuscisse a solcare l'orizzonte senza affondare. Nessuno glielo aveva ancora spiegato.
Questa è l'America! si disse, insalivando l'arco di un labbro secco, frastagliato come una scheggia, ripetendosi che adesso sarebbe partito anche lui, insieme a tutta quella gente e a quel cibo.
Magari trovando posto accanto a uno di quei topi che a volte si rifugiavano di fronte a lui nel vicolo.
Sarebbe partito appena la febbre fosse passata. Appena lo stomaco si fosse ripreso da quell'ultima settimana senza cibo. Appena la sua nave avesse attraversato il buio di quel vicolo.
E allora, anche lui, sarebbe stato colpito dalla luce del sole.

Buon weekend a tutti

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