venerdì 11 aprile 2014

La Signora dei Venti

Ogni incontro le procurava un rimescolamento intimo e profondo. Che fosse un uomo bruno, la feritoia degli occhi di un profondo verde menta, o un uomo fulvo, la chioma dorata da un caldo sole di Crodino, Isotta del Vento non poteva fare a meno di accogliere tra i gomitoli del suo abbondante seno le labbra, il naso, le sopracciglia, il respiro e il sospiro di giovanotti disposti a spingerla oltre i soffi delle nubi più alte.
E tutto andava bene, fintanto che quelle loro esili o possenti mani lasciavano una mappa di impronte digitali tra i pori dei suoi capezzoli, del suo ombelico, del suo zerbino. Perché era quando la siringa delle loro eccitate virilità introduceva nel suo corpo l'ago, che il suo intestino dava il via a capriole e saltarelli, raggiungendo il massimo del godimento nel momento stesso in cui riusciva a liberare fetide trombette e sonori barriti da carica di elefante.

Buon week end a tutti

Nessun commento:

Posta un commento