venerdì 28 febbraio 2014

Delitto

C'era quella strada laggiù, che portava dietro alla casa del morto.
- Accoltellato... - si era lasciato scappare il prete.
Li conoscevo, il morto e il prete; conoscevo tutti in quel paese.
- Commissario... - aveva detto Pino, il muratore che abitava vicino alla canonica. Da come si era aggrappato a quei puntini di sospensione, avevo capito che qualcosa sapeva. E infatti era stato a lui che il Commissario aveva chiesto: - Mi ripeta a che ora è uscito a portare fuori il cane.
- Sarà stata mezzanotte, Commissario.
- E c'era la luna piena, ho capito bene?
- Sì, Commissario.
- E una figura verde è saltata fuori da quel cespuglio, giusto?
- Proprio così.
- La stessa che dopo essersi avvicinata al suo cane, le ha chiesto: - Morde?.
- Esatto, signor Commissario.
Con un colpo di tosse, quest'ultimo aveva sputacchiato un paio di appunti su un taccuino.
- Va bene. Per il momento può bastare.
Poi il Commissario era andato via,  inciampando a ritroso su quella strada laggiù, che portava dietro alla casa del morto.
Il prete e Pino l'avevano guardato allontanarsi, poi uno era tornato in canonica e l'altro in garage. 
Era stato quel Pino che alla fine avevo seguito. E spiato. Fino a quando aveva sfoderato un luccicante coltello laser e affondato, con un ghigno, la lama nel costato di un inerme sacco di patate.

Buon week end a tutti

martedì 25 febbraio 2014

La scatola magica

Scriverò di una scatola magica, lo sento. Dentro cui pescare ogni giorno sogni e desideri di uomini e donne.
Infilerò la mano sinistra come un'esca, la destra come un retino.
Non mi imbatterò in alghe azzurre o pareti di cartone.
Troverò semplicemente la vita, con lunghe gambe di speranza e corte braccia di potere. Saprò riconoscere un sorriso e occhi che piangono, vittorie eclatanti e rocamboleschi sgambetti.
Scriverò di questa scatola magica, lo sento. Dentro cui rovistare alla ricerca di quella goccia di sangue che spieghi tutto questo.

Buona settimana a tutti

venerdì 21 febbraio 2014

Quanto ti rimane ancora da vivere?

- Ciao! Allora? Tutto bene? Quanto ti rimane ancora da vivere?
- Ehilà! Non male, grazie! Il contratto mi scade tra un paio di giorni, e tu, come te la passi?
- Mah... direi niente di che... mia moglie tra un mese avrà il tagliando (sai, cornee, clitoride e lingua: la solita roba, per consumarmi l'uccello), mio figlio è appena stato ricoverato per l'impianto periferico della circolazione cerebrale a base d'acqua, così da poterlo usare come memoria esterna per il pc se mi venisse voglia di sperimentare il TrattamentoSpagnolaTette3D, e mia suocera ha voluto a tutti i costi che mi trasferissi per un pò da lei. Senza la bocca di sua figlia tra le ghiandole, ha paura che mi deprima, così mi ha lasciato il letto che gestisce il fattore Rh dello sperma di mio suocero, facendomi trovare sotto il cuscino una di quelle vagine alla Nutella della pubblicità; hai presente quelle che trovi nell'Happy End delle case di riposo?
- Accidenti!  Sento che sei ben messo anche tu...
- Ne ho i coglioni pieni, se vuoi saperlo.
- Ma non avevi firmato il contratto 'La fine del topo'? Lo stesso tipo di contratto che ha firmato quel mio fratello che vive in Grecia? Quello che prevede un lungo periodo di agonia e sofferenze?
- Sì, direi che è lo stesso. Ma cosa vuoi, sono tempi duri, qualcuno al Governo è convinto che la felicità sia un nostro diritto e sta facendo di tutto per convincermi a rescinderlo.

Buon week end a tutti

martedì 18 febbraio 2014

Iride

Le aveva rubato gli occhi. Scavato nel pozzo oculare per avere gli smeraldi del suo profondo amore. Durante una notte senza luna, al tavolo di una cucina. Di fronte a una candela che aveva reso irresistibile il verde di quel desiderio.
L'aveva lasciato fare, tenendo aperte le  palpebre e il palmo di una mano. Aveva sentito dolore, ma cos'è l'escavatore di un attimo se si pensa alla medicina di un colore?
Si erano annusati, baciati. Promessi incastonature di una misura perfetta per l'anulare del tempo. 
E quando una bambina bianca, senza occhi, era nata nel buio di un mattino di sole sette lune dopo, quegli smeraldi non  avevano trovato l'oblio di due fosse premature, ma l'anello di due genitori.

Buona settimana a tutti

venerdì 14 febbraio 2014

Porta 14

Porta 14 era uno di quei luoghi di confine inventati dal Ministro della Sanità.
Una dogana intelligente grazie alla quale lasciar circolare libero il pus dei grandi orrori.
Non faceva nulla se visitando un parente, un conoscente o un amico la vastità di quel luogo rimaneva incastonata negli occhi, imprigionata tra i peli delle narici come un delizioso odore di ammoniaca e interiora di pesce. Non faceva nulla se dopo quelle visite in ogni individuo in salute si presentava il fresco e puerile desiderio di ammalarsi.
Il Ministro aveva deciso che i cittadini sani dovevano rimanere imprigionati al di qua della Porta 14, mentre i malati erano liberi di vagare, suicidarsi, morire.
Ma ecco spuntare un cane impestato di salute e pancia piena. 
Un cane che vorrebbe godersi il dolore e la fame del suo padrone.
Un cane che non conosce il significato degli strumenti umani di confine e, su quella Porta 14, lui, ci piscia contro.

Buon week end a tutti

martedì 4 febbraio 2014

Alassio

Passavo da quella strada ogni mattina, trovando ormai familiari l'asfalto dissestato, i rivoli d'acqua in uscita da ogni pertugio e gli alberi con i tronchi spezzati. La pioggia di quell'anno aveva ingravidato d'acqua ogni ventre, anche se in modo così profondo da non avere idea di quanto la forza di ciò che stava accadendo stesse avanzando pur rimanendo invisibile agli occhi di chi, come me, considerava Alassio baciata dal sole.
Era una serpentina di case sulla prima collina, quella in mezzo a cui passavo per scendere in centro. La stessa strada che gli avi degli abitanti delle frazioni avevano misurato con diligenza e pazienza seguendo i passi di vecchi muli e carretti. Vie centenarie che consideravo un diritto e una sicurezza, nonostante lungo il corso degli ultimi cinquant'anni sassi, rii, viottoli e spazi ancora disponibili fossero stati rubati dalla mano dell'uomo; per costruire e vendere un panorama, denigrando il buon senso dei siti delle vecchie costruzioni, trasformando fianchi di collina franosi in scarpe con il tacco di pretenziose ville da sfilata.

Matilde uscì in giardino. Dopo lunghe giornate di pioggia, sua madre la spinse fuori di casa.
- Porta Carlotta sull'altalena - le disse, dopo averle infilato gli stivalini di gomma,  mettendole in testa un cappellino, perché il sole di febbraio fa venire il mal di gola.
Carlotta, da buona bambola, si lasciò strapazzare dalle braccia avventurose di quella bambina di cinque anni. Venne accompagnata al limite del giardino a testa in giù, mezza svestita e tenuta salda per una caviglia; ciondolò come l'asta di una pendola, sbattè l'occhio sinistro contro il manubrio di un triciclo arrugginito, parcheggiato vicino a una muschiosa catasta di legna, e infine fu sdraiata e legata al rettangolo di un sedile di legno, con una corda da saltare rosicchiata da scoiattoli e stagioni.
Il ramo del vecchio carrubo che sosteneva l'altalena, scricchiolò d'umidità come Matilde diede la prima spinta, e la fascia di terra al confine della sua chioma, dopo l'avvisaglia di un secco tremolio, si aprì nello stesso momento.
Matilde guardò la ferita appena comparsa nell'aiuola dove ogni primavera nascevano trombette di fiori gialli. La raggiunse. Si inginocchiò lì vicino per infilare un dito nella terra dove sapeva a dormire grasse famiglie di lombrichi. Riuscì a nasconderci la mano fino all'avambraccio, dentro a quella spaccatura, tanto comoda e larga era. Talmente aperta da non sporcarle di fango nemmeno la maglia. Si morse il labbro. Seguì la frattura attraverso la staccionata di confine. Cercò di individuare la cannuccia di uno di quei vermetti che scodinzolavano ogni qualvolta la coda - o la testa? non lo capiva mai - rimaneva fuori dalla terra per metà della loro lunghezza. Guardò fino alla villa di nuova costruzione dove abitava Federica Maria. Una bambina appena più grande di lei, che incontrava spesso dalla dogana dell'inferriata, e ogni volta le chiedeva: -  Perchè abiti in una casa vecchia? Sei povera?
Non le piaceva quella bambina, specie da quando si era accorta che aveva lasciato a dormire sul letto perfetto di un prato verde e fradicio di pioggia, un'intera colonia di Barbie, vestite da Principessa e da sera.
Matilde sapeva che il rettangolo del suo giardino poteva mettere paura alle bambole: era un essere di terra viva, magico, talvolta capace di inghiottire, senza lasciarne traccia, la sua palla, rubandola dall'abbraccio del guazzabuglio di giochi che talvolta ospitava.
Così Matilde si preoccupò per quella colonia di bambole magre e ben vestite; e per i fiori che di lì a poco sarebbero dovuti spuntare, pensando che dopo quel repentino morsicone di vuoto molte delle loro sottili radici dovevano essere state strappate.
Guardò la serpentina che attraversava la terra come se si fosse trovata a margine del ghigno di una bocca nera frastagliata da fangosi denti aguzzi, alzandosi di scatto, tornando a giocare di gran fretta con l'altalena.
Carlotta era leggera. Fu facile farle prendere il volo; talmente semplice e divertente che ben presto la testa spettinata di quella bambola con le ginocchia sbucciate, raggiunse le foglie del ramo più alto, rimanendo impigliata come un uccellino nella trappola di un nido.
Matilde guardò la bambola, poi intimò al vecchio carrubo: - Ridammi la bambola!
Ma se l'albero mosse appena le sue fronde fu solo per ubbidire al volere di un buffo di vento. Perciò Matilde si aggrappò al suo tronco, decisa a scalarlo. Ma la suola dei suoi stivalini grattò appena la pelle ruvida di quel nonno bitorzoluto, capace solo di lasciare cadere frutti puzzolenti per tutto il giardino.
Fu durante quell'abbraccio che un rumore mai sentito, simile allo sbadiglio di un gigante, riecheggiò nel cielo sgombro di nubi. Matilde guardò verso il sole e invece di nubi e temporale vide solo le fronde della fitta famiglia di rami dell'albero scodinzolare. Poi sentì sua madre urlare qualcosa oltre le sue spalle e quando l'albero si decise finalmente a liberare l'altalena e la bambola, Matilde abbassò lo sguardo e si accorse che il prato e la casa di Federica Maria stavano scivolando lungo il fianco della collina, accompagnando fino in centro, al ballo, l'intera colonia di Barbie. 

Buona settimana a tutti.