martedì 4 marzo 2014

L'arnese era enorme...

- Avanti il prossimo - bofonchiò la bocca intonacata di rossetto fucsia di Sue Ellen, infermiera cinquantaquattrenne incastrata dietro a una scrivania di legno di unghie di tasso sommersa di Gente.
Lo studio del dottor Demetrio Posillipo Baldo Redigotti profumava di mazzette, lubrificanti vaginali, droga, truffe e politica, e nella sala d'aspetto non c'era altro cristo all'infuori del signor Mario.
All'esterno, oltre le lapidi di silenzio delle finestre maestose, altissime e sprangate, lo sferragliare del treno di soprusi che a quell'ora passava sempre dal centro della Capitale.
Il signor Mario si staccò dal gobelin di una poltroncina zoppa, lo zaino di una gobba sulla scapola sinistra, una rete da pesca di rughe sul volto, una coppola stropicciata tra le mani.
- Prego, si accomodi - lo accolse il baffo arzigogolato, ben curato e sorridente del dottore, il collo abbronzato sostenuto dal  candido camice di un profumo di Terre de Promess.
Il signor Mario si accomodò, occupando il bordo di una poltrona così maestosa e gigantesca da ricordare il gabinetto d'oro di un dittatore, poi, come spostò lo sguardo per ambientarsi, la vide.
Doveva ammettere che a colpire, per prima cosa, erano le dimensioni.
L'arnese era enorme, appuntito, luccicante, pazzesco. Una tale accuratezza nelle dimensioni, da suscitare rispetto e timore.
A parlargli dei prodigi gratuiti che quello sprimentatore del Demetrio Posillipo Baldo Redigotti aveva messo a disposizione dei suoi pazienti, era stato un certo Rosolino, portiere del 15 bis di via dalla Melanzana.
- Vada da lui, se proprio non ce la fa più a sopportare. Dia retta a me. Mi guardi: non le sembro forse cambiato?
In effetti, quel Rosolino, fino a poche settimane prima proprietario di un aspetto dimesso, educato e a tal punto onesto da suscitare androni di risate, da quando aveva fatto visita a quel luminare, sembrava incredibilmente diverso. 
'Rinvigorito', aveva pensato il signor Mario, se proprio voleva trovare un termine più esatto.
Per questo quella mattina guardò il dottore come fosse incappato in un diavoletto perfido ma, tutto sommato, moderno, concreto e simpatico.
Poi il Redigotti gli disse di stare tranquillo, che non avrebbe sentito alcun male - basterà fare un bel respiro e non pensarci più - e quando lo invitò a slacciarsi la camicia a quadri mentre apriva la doppia anta di una vetrina, il signor Mario capì che quella gigantesca forbice che le mani dell'uomo stavano guidando, avrebbe solo tagliato il sottile filo della sua condanna, liberandolo, finalmente, da una ormai vecchia, scomoda e obsoleta dignità.

Buona settimana a tutti

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