domenica 22 giugno 2014

Clienti

In negozio. Una domenica pomeriggio di giugno.
Abbigliamento: uomo, donna, bambino. Noia: uomo, donna, bambino.
Arriva una signora sull'ottantantina, sulla testa riccia, di un caldo biondo Marilyn Monroe, un paio di occhiali modello plafoniera Kennedy, in bocca una dentiera mercatino dei barbiturici che inducono il suicidio del sorriso, appesa all'avambraccio una borsa killer: in esterno, fiori da piatto di portata, fodera interna, un tripudio di biglietti ferroviari e pattern di Pin up in sottoveste nera.
Indossa un vestito di cotone Inca (inca come incazzatura o incapace di intendere e di volere?) sormontato da una staccionata di collane di legno come volesse evitare alla porta della scollatura di sbattere - da come protende il tronco del collo, di sicuro quell'accessorio è di quercia fossile.
I tavolacci di legno che introducono in negozio, hanno smesso di scricchiolare quando il pendolo del suo polso, incatenato da un'eredità di bigiotteria, ha fatto irruzione nella rigidità tipica del passo dell'oca.
Per un esercito di secondi, il registratore di cassa fissa con il suo occhio da euro19,90 dell'ultimo scontrino la pupilla allagata della vecchiaia.
- Buonasera - dico io, parcheggiata in piedi dietro al bancone, pescando il migliore tra i miei sorrisi da sbrinamento freezer.
L'ottuagenaria soprassalta e ruota il meccanismo del collo, lubrificato da un'artrosi di vene in risalita. Poi, apre la bocca. Asciuga l'esofago con le particelle di polvere non in vendita. Accenna una smorfia. Infine, dice: - Bello... Siete nuovi?
La guardo e rispondo: - No, signora. Il negozio è qui da otto anni.
- Mai visti - strabilia lei, corrucciando le labbra come un culo di pollo elettrificato da un pene ostaggio di una matassa di fili scoperti.
- Davvero? - aggiunge in volata,  pedalando con lo sguardo avanti e indietro lungo un percorso di capi appesi, distribuendo uno stupore dal vago sentore di naftalina e budino alla crema.
- Sì - ri-sorrido io, rivolgendole uno sguardo cortese.
- E cosa vendete? - si informa lei.
- Abbigliamento uomo, donna e bambino - rispondo.
La donna mi guarda un paio di secondi, sposta il baricentro da una zona neutra a una posizione d'attacco e dice: - Bene. E allora ce l'avete un bel reggiseno di pizzo? Sa, di una misura che vada bene per me.
Mi parte un colpo di tosse. Sorrido. Sospiro. Deglutisco: - Spiacente, signora, ma non vendiamo alcun tipo di reggiseno.
La donna mi fissa un attimo attraverso la cornea di millenni e ere che cambiano, poi, rinfoderando il collo nelle grinze di un'alzata di spalle, si gira e sentenzia: - Peccato, sembrava proprio un bel negozio...

Buona settimana a tutti.

2 commenti:

  1. Per stare al gioco avresti dovuto sfilarti il tuo chiedendole di provarlo, dandole poi l'indirizzo fasullo di un negozio di intimo, spacciandolo come vostra succursale e promettendo un trattamento di particolare favore.
    Ciau.

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  2. Davvro interessante e divertente brava Chiara

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