venerdì 21 giugno 2013

Gatti

Quell'anno il vecchio gatto randagio arrivò insieme allo Scirocco. Abitavo in collina, tra ulivi e vecchie case di pietra semi abbandonate e una mattina, aprendo la porta che dava sul viottolo della frazione, lo trovai acciambellato tra due vasi di fiori. Subito mi guardò senza muoversi, poi, come mi avvicinai, alzò appena la testa. Non miagolò. Continuò a fissarsi, come a cercare nella mia fisionomia i tratti di un'informazione avuta da un suo simile. Amavo da sempre i gatti. Forse lo sentì. Era sporco, ferito sopra un occhio, una lacrima di pus a colargli sul naso, il mantello tigrato e una strana macchia bianca vicino alla bocca. Puzzava. Di un odore tra la muffa e il veleno. Non feci nemmeno il gesto di accarezzarlo. Tornai in casa per prendere una scatoletta di bocconcini, scorta sempre pronta per Mimì e Salsiccia, i miei due gatti. Abitando in campagna, loro, vivevano liberi. Anzi, forse proprio per l'arrivo di quel forestiero non erano lì a miagolare la colazione. Non mangiò. Rimase acciambellato dov'era. Sembrava stesse così male da non aver paura nemmeno della morte. Passò l'intera giornata dietro alle mura di quei due vasi di coccio senza miagolare una sola volta, continuando a fissarmi solo se mi avvicinano. Riuscii ad accarezzarlo, ma il suo pelo era così ispido che sui polpastrelli mi rimase la saggina di una ruvida sensazione. Sapevo come le leggi della Natura, per crudeli e spietate che fossero, andavano rispettate. Gli portai dell'acqua e non riuscì nemmeno a bere. Lo lasciai tranquillo. Mimì e Salsiccia non si fecero vedere per l'intera giornata e il mattino dopo, il randagio, non c'era più.

Quell'anno Polpetta e Teiera arrivarono insieme alla Tramontana. Una mattina, aprendo la porta, le trovai a giocare tra due vasi di fiori. Erano buffe, appallottolate a tirar testate contro quelle mura di coccio. Le guardai azzuffarsi. Non mi avvicinai. Rimasi sulla porta di casa qualche minuto, poi rientrai a prendere una scatoletta di bocconcini. Quando uscii per metterli nella ciotola, Mimì e Salsiccia arrivarono miagolando, con la coda alzata. Era la prima volta che mi portavano la cucciolata. Una micina per uno. Due gattine di tre colori. Tornai sulla soglia. Erano ancora così schive e selvatiche, quelle due patate di pelo, che se mi fossi avvicinata sarebbero scappate. Aspettai. Pochi minuti e arrivarono anche loro a far colazione; dopo un balzello, un attentato ed essersi ricorse come due indemoniate. Cominciarono a mangiare. Fu in quel momento che sorrisi: calmandosi, ero riuscita a scorgere in tutte e due una piccolissima e strana macchia bianca vicino alla bocca.

Buon weekend a tutti

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