venerdì 5 luglio 2013

Bambini e spazzatura

Di tutto quello che potevi pensare di trovare, dillo, mai avresti immaginato di imbatterti in un bambino. Di quel sacchetto di carta, targato Violetta di Parma, non ti eri nemmeno accorto. Subito, in lontananza, a cavallo del nastro giallo appena ridipinto, ti era saltato agli occhi uno sgangherato triciclo di legno, un vecchio catino di plastica azzurra, una pila disordinata di vecchie riviste e un cestino di vimini che vomitava stoffe.
D'altronde, non andavi mai fino a quel bidone. Forse perché sotto la palpebra verde del suo coperchio rivedevi ancora, nonostante fosse passato un anno, l'occhio rettangolare, esangue, di quel biglietto d'abbandono. E ti avventuravi per stradine parallele, piuttosto che avvicinarti a quel confine; ti perdevi nell'odore acre della tua cucina, pregna dell'immondizia mai da buttare, piuttosto che annusare un solo fiato di quel tormento. Anche se tua madre ti rimproverava: "Fabio, non puoi continuare così. Io, vengo volentieri a darti una mano, ma tu, devi fare qualcosa".
E tu, alla fine, avevi ascoltato quell'unica donna che per troppe volte aveva restituito un odore sopportabile alla tua vita, e in una rumorosa mattina di traffico eri tornato a quel bidone.
Ma, di tutto quello che potevi pensare di trovare, dillo, mai avresti immaginato di imbatterti in un bambino.
Anzi, di bambini ne trovasti due: quello sorridente, ritratto in una vecchia foto che ti guardava dal cratere di un fragile sacchetto di carta, e quello senza sorriso, le labbra socchiuse sui denti cariati dai succhi gastrici dei tuoi trent'anni.

Buon weekend a tutti

1 commento: