martedì 16 aprile 2013

Astronavi

A Giulia cadde il segnalibro nell'attimo in cui suo padre si mise ad urlare. Nonostante fosse chiusa nella sua stanza, un brivido le suggerì che di là in sala qualcosa stava di nuovo succedendo. Non era il primo attacco, eppure quella minaccia le pareva ben più graffiante di un semplice artiglio di possibilità.
Doveva farsi coraggio. Uscire dalle pareti di libri della sua stanza e spingersi fino di là, per fare qualcosa.
Aprì la porta con circospezione e annusò il solito odore di minestra e legna bruciata. Intravide il vecchio divano di cuoio di fronte al camino e, ai lati, le due librerie. Poi, lo scrittoio davanti alla finestra e, sopra, una lampada da lettura accesa sulle pagine di un libro. Solo dietro, lo sfondo grigio della sfumatura di un crepuscolo che si appiccicata ai vetri come uno schermo piatto. Quando vide suo padre seduto al cospetto di quella piccola palafitta di legno, sotto cui le sue scarpe stringate, da attempato professore di Lettere, si parcheggiavano ormai da anni, le venne da sorridere. Guardò con affetto quelle possenti spalle famigliari, strette in un pullover infeltrito, e rimase a fissare incantanta con quanta delicatezza la mano di un uomo riusciva ad accarezzare un così fragile volto di cellulosa. Ma fu quando sussurrò: "Papà..." che la testa del padre si piegò appena, come se qualcosa dentro di lui fosse stato attirato da un insetto utile ma capace di pungere. E allora Giulia si mosse per attraversare il ponte del vecchio tappeto liso, quello che per primo aveva sentito il peso del suo corpo di bambina, tra le mani un libro illustrato, e quando suo padre si alzò di scatto, facendo cadere l'esile sedia del suo scrittoio, e si mise a urlare: "Agguanta il libro per le parole. Presto! Sta di nuovo arrivando un astronave Kindle che ci vuole attaccare!", invece di ubbidire a suo padre e scappare, si buttò con tutto il peso del cuore sul libro.

Buona giornata a tutti

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