martedì 14 maggio 2013

La famiglia Rossi

Quando Mario bussò alla porta della famiglia Rossi, secondo piano di una palazzina di Via Dante, civico 1, interno 7, sentì appena al di là dell'uscio un roco parlottare. Subito dopo, un colpo secco, poi la voce di Mimmo, il figlio più grande, che diceva: "Un attimo!". 
L'odore nelle scale di quel palazzo era sempre a metà tra la pizza rancida e le pesche smaturate, come se dietro ai muri dello stabile ci fosse una discarica clandestina. Mario lo detestava. Tratteneva il fiato tutte le volte che Giuseppe Rossi gli chiedeva di passarlo a prendere. Loro due si conoscevano da almeno vent'anni ed erano esattamente duecentoquaranta mesi che Mario sopportava quell'olezzo, infastidito ormai fino al midollo da quell'atroce e misteriosa nota di disgusto.
Si aprì l'uscio e apparve Giuseppe.
"Ti dispiacerebbe entrare un attimo? Devo finire di fare una cosa".
Mario oltrepassò la soglia dell'appartamento e si accorse che quella mattina, al suo interno, la puzza sembrava ancor più insopportabile.
Rimase solo. Guardò i disegni della frutta sulla tappezzeria della parete, domandandosi se fosse quella ad essersi guastata; poi gli cadde lo sguardo su un paio di occhiali appoggiati sulla consolle a sinistra, ingombra di tutto. Erano tondi, le lenti formate da una rete a maglia fine, simile a quella dei colini da tè.
Mario sentiva il suo amico Giuseppe parlottare col figlio, da qualche parte, in una delle stanze in fondo all'angusto corridoio in cui stava aspettando. La porta d'ingresso era stata richiusa alle sue spalle e per un attimo ebbe la sensazione di essere arrivato troppo presto. 

Non saprebbe dire cosa lo spinse a prendere di soppiatto, tra due dita, quella montatura mai vista. Come non saprà mai spiegarsi cosa lo convinse a inforcare le lenti. Fatto sta che come il peso di quella stramberia gravò sul dorso del suo naso, e i suoi occhi guardarono attraverso la rete, l'ingresso dell'appartamento di Giuseppe gli apparve come non lo aveva mai visto e, sulle pareti tappezzate, di solito così sbiadite da ricordare un'esistenza incolore, vide chiaramente piangere alla frutta appiccicose e vivaci gocce di sangue.

Buona giornata a tutti

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