venerdì 3 maggio 2013

La vecchia vasca

Matteo di quel giardino conosceva tutti i segreti. Era stata sua nonna a portarlo vicino alla vecchia vasca, per la prima volta, quando aveva solo quattro anni. Ed era tornato ogni 7 di maggio, in quel luogo magico, sapendo che prima o poi sarebbe spuntato.

Il bacino di acqua limpida raccoglieva le infiltrazioni d'acqua piovana che spurgavano dal muraglione di roccia sul lato nord. Era stato costruito dal suo bisnonno dopo la prima guerra mondiale e se ne stava immobile e muschioso in un anfratto, a ridosso di una parete concava. Sembrava una toilette da bambina: di dimensioni contenute, le pietre del colore di una vecchia bambola, una volta di mattoni rossa come il cappello a larghe falde di una megera stanca, e a maggio era sempre circondato dal rigoglio di una rosa banksia, i mazzetti dei fiori, di un giallo sfacciato, sostenuti da un intrico di foglioline e rami senza spine.
La bolla di un odore pungente e curioso lo assaliva ogni volta, avvicinandosi alla trasparenza dell'acqua. Forse la colpa era del respiro discreto del capelvenere che cresceva in modo così delicato da chiedersi se fosse un piumino per spolverare i grilli; o forse la causa era nascosta nella digestione dello strato compatto di muschio umido e cupo, che ricopriva come una ghetta la parte bassa della struttura, visitata senza sosta da raganelle e rospi, farfalle e zanzare.
"Devi imparare ad aspettare", si era ripetuto ogni 7 di maggio ricordando quello che gli aveva insegnato la nonna. Lui che era sempre così impaziente... E invece, alla fine, aveva aspettato. Anno dopo anno. Crescendo. Finendo la scuola. Innamorandosi di Giulia. Sposandosi. Diventando padre di Ludovico e Cristiano. E l'amata nonna, in un dicembre di tramontana e varicella del suo bambino più piccolo, l'aveva lasciato. Di lei, era rimasta solo l'eredità di quella vecchia casa in cui Matteo non si sentiva mai di entrare, trovando una scusa, tornando da quelle parti solo per far visita alla vecchia vasca e guardare. E, finalmente, un giorno, spuntò ciò che la nonna gli aveva promesso.

Era una mattina cupa, quella di quel maggio. I suoi quarant'anni erano arrivati in compagnia di timide soddisfazioni e piccoli problemi, semplici felicità e innocui contrattempi. Per questo si era avvicinato alla vasca chiudendo gli occhi, rallentando ogni passo come volesse iniziare a camminare all'indietro, inspirando l'odore famigliare di quel luogo magico e senza tempo come fosse pronto a ficcare il naso nel buio di un vecchio armadio. Poi si era sporto appena, oltre il perimetro di pietra, e aveva riaperto gli occhi, per guardare. Ed eccola lì la magia che fin da bambino si era aspettato: sullo specchio dell'acqua ferma si vedeva il riflesso plumbeo delle nuvole che scorrevano oltre la sua testa come un vecchio film in bianco e nero. Ogni rumore si era fermato. Ogni odore era diventato un respiro incanalato nella dolcezza. E dal fondo della vasca, piano piano, era resuscitato... Un ricordo. Quel ricordo. Il più nitido di tutti. Lo stesso di cui un giorno, da bambino, gli avevano promesso che prima o poi sarebbe arrivato.

Matteo rivide il volto della nonna il 7 maggio 2013. La sua attenzione fu così piena di nostalgia, incanto e meraviglia che dai suoi occhi cadde una lacrima. Un'unica goccia che increspò la fragilità di una superficie in balìa degli anni. Un'unica tristezza che ne intaccò la limpidezza solo per aprirsi nel girotondo di minuscole onde concentriche. E il tintinnio di quel tuffo risvegliò qualcosa nel suo cuore: pensò alla sua Giulia, ai suoi figli, alla sua vita e alla vecchia casa che se ne stava in silenzio alle sue spalle, ferma a un capitolo di muto abbandono, senza nessuna pretesa se non quella di ricordargli un tempo a cavallo tra magie di giochi e segreti.

"Buon compleanno nonna", sussurrò Matteo al volto di una vecchia vasca sormontata da mazzetti di roselline ancora più gialle nel grigio di una giornata senza sole, e quando si voltò e vide il muro di intonaco sbiadito e le persiane scrostrate, sorrise. Muovendo finalmente qualche passo indietro. Pensando da quale punto della casa avrebbe potuto cominciare con il suo restauro.

Buon weekend a tutti

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