lunedì 29 luglio 2013

Chiuso per lavoro

Agosto, per chi vive in zone turistiche, è un mese infame. Qui ad Alassio poi, il delirio la fa da padrone. Mi hanno aumentato le ore e sospeso il giorno di riposo, nel negozio dove lavoro, per questo motivo ricomincerò a scrivere storie per il blog solo a settembre. Continuerò comunque a elaborare altre cose e a leggere, visto che stare lontano da qualsiasi forma di letteratura mi duole come un male fisico, ma ho bisogno di poterlo fare senza scadenza fissa, perché due post settimanali sono un piacere ma anche un impegno. Un pò mi dispiace. Anzi, mi dispiace moltissimo, soprattutto pensando che qui da noi bisogna prendere il lavoro quando c'è - è sempre stato così e ancor di più in questi periodi di crisi - passando dai tre turni giornalieri e massacranti di mattino, pomeriggio e sera, al tedio di mesi invernali in cui è difficile riuscire a mettere insieme un totale di dieci ore mensili. Caviale e gusci di nocciola. Mi toccherà quindi essere una brava formichina e accumulare, se riesco, un bel pò di provviste per l'inverno. E di tempo per me ne avrò davvero poco. D'altronde, spesa e commissioni vanno fatti, i pasti bisogna cucinarli, la lavatrice non si carica da sola, stendere è una priorità, qualche pulizia una necessità, dormire un obbligo ed esserci con la testa un dovere. Nemmeno con i miei figli riusciremo a vederci tanto, nonostante Andora, dove abitano e lavorano, disti solo pochi chilometri. Anche loro sono nel pieno della stagione. Gli emoticon di whatsapp saranno gli unici baci che riusciremo a scambiarci. Sarà un mese infernale. Ma questo non significa, come è già successo in passato, che fatica e impegni riusciranno a disinnescharmi del tutto.
La letteratura che mi circola dentro è un male incurabile. So già che finirà, una volta di più, per costringermi a scrivermi addosso. Perché esistono momenti tremendi - chi scrive, lo sa: quando sei assalito da una parola o da un'idea, sei senza scampo - e, se ad esempio durante una vendita, venissi assalita da quel tipo di smania - un'impellenza mentale e fisica - le stesse articolazioni del mio scheletro, ruote della scatola di lamiera che di solito guido con prudenza, mi darebbero giusto il tempo di finire quello che sto facendo per poi rapirmi e portarmi in tutta fretta al casello della borsa. Contenitore a tracolla, dopo averci frugato dentro, in esso ritroverai la mia medicina portatile - almeno una delle quattro siringhe travestite da trattopen nero senza le quali non scrivo e non varco in uscita la porta di casa - e  ogni mia singola e subdola inquietudine titillerebbe, febbricitante, fino a profanare la verginità di un mondo bianco di niente, nell'impellenza umana di trasferire sul foglio di pelle, all'interno dell'avambraccio, ciò di cui ha bisogno. Fatto questo - come lo scolaro che si libera dalla zavorra della cartella - mi basterebbe  pochissimo per tornare ad essere l'incarnazione della perfetta commessa. Perché il mio demone è un demone a tutti gli effetti, anche se di zucchero, e come tale ha bisogno di essere adorato. Gesti, riti e manie sono le sole sbarre capaci di tenerlo a bada. Un ritaglio di carta o un singolo biglietto, lui non lo vuole: troppo facile  perderlo nel turbine di un semplice spostamento d'aria. Come aprire il taccuino: un gesto troppo intimo, uno scambio di carezze tra noi due... Così, nei momenti in cui sono più sotto stress, mi costringe a tatuarmi, dimostrando una volta di più di essere sua. Mi siringo di inchiostro. Mi intossico di parole. Allontano ogni logica a favore di un diavolo del più profondo degli inferi che amo più di qualsiasi angelo celeste. Forse perché ormai sono a un passo da agosto e la stanchezza di giugno e luglio comincia a farti sentire - ho già perso cinque chili - ma, in questi momenti, sento di essere una volta di più sua schiava, corpo e anima totalmente remissivi. E questo fa sì che in qualche modo io ne sia ricompensata. È sempre lui, infatti, che alla fine mi aiuta. Il nostro legame è un profondo equilibrio che si nutre di squilibri. Grazie a lui, sopravvivo. Trovo la forza per persuadermi che i giorni brutti passano più in fretta dei semplici respiri. E che il momento in cui potrò annegare una volta di più nella mia vasca di sillabe non è poi così lontano. Passione tiranna, non smetto mai di cercarne l'odore, infilando il naso in un intrico di radici cresciute sotto il pelo puzzolente di questa superficie... Per fortuna. Una volta di più la nostra alcova è un nido di gambi di rose.

Buon agosto a tutti

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