mercoledì 8 gennaio 2014

La maledizione del dito mozzato

Al civico 7 di Via dalle Palle si innalza un due piani di intonaco rosso con le imposte scrostate e il tetto spiovente.
Si dice che in passato, la cantina di questo stabile, ormai tallonato da palazzine a 5 gironi di balconi, fosse dimora di un ubriacone insofferente, che odiava il mondo e collezionava coltelli. Ancora durante gli anni ottanta i ragazzini del quartiere trovarono un set completo di dita mozzate ai piedi della cancellata, tanto che l'episodio costrinse l'amministratore del civico 8 a indire un'assemblea straordinaria per costringere il Comune a circondare l'aberrante e secco giardinetto della casa con un muro alto 3 metri, lasciando solo una snella porticina tra il citofono e il cancello d'entrata.
I muratori che lo costruirono - quattro; gente onesta; lavoratori appena tornati da un cantiere svizzero - durante la quindicina in cui stettero a cazzuolare, persero a turno una falange del dito indice della mano destra, ma nessuno di loro sporse denuncia - ero distratto, la cazzuola mi dev'essere scappata di mano... - forse per il timore di essere presi in giro per la mancanza di coraggio - perché non vi siete armati di intonaco e chiodi da armatura?
Comunque, nonostante quegli episodi sospetti, ben presto l'ubriacone e la casa furono dimenticati, e per circa tre anni l'espediente del muro sembrò funzionare. Finché una bella mattina, la signora Giustina, un'ottuagenaria del civico 6, recuperò dalle fauci disossate del suo Fuffi, cane killer di biscottini e nervetti di bue, portato a spasso tra l'aiuola delle cacche di Diritto, alano dell'avvocato Cause Contorte, e l'albero d'aranci amari, palo prediletto di Stella, volpino lap dancer di escrementi volanti e ragione di vita di una certa signorina Brigida del civico 4, una stitica e quasi secca falange di quella che venne riconosciuta come 'facente parte del dito indice della mano destra di un maschio di circa trent'anni'.
- La maledizione del dito mozzato! - fu il primo urlo che rimbombò nella schiena d'intercapedini del quartiere; riecheggiando così di prepotenza che d'improvviso i marciapiedi della zona si trasformarono in un scivoloso perimetro di paura e sospetti, e la casa della maledizione resuscitò dal freddo e sinistro cimitero dei ricordi di ogni disarmato cittadino del rione.
Fu uno solo, l'intrepido e coraggioso ragazzino che si convinse di poter fare qualcosa, e sconfiggere così, una volta per tutte, le brutture di quell'inquietante mistero.
Un certo Brendon Sottospirito, abituale consumatore di energia elettrica in pericolosissime sessioni di Play station, già Campione di Pokemon durante una turbolenta adolescenza, quest'ultima spinta agli estremi da rifornimenti settimanali di Cannabis Demenziante e Rhum di Pura Cera di Candele Tibetane.
In ogni caso, il ragazzo dimostrò immediatamente di sapere il fatto suo: si armò di guanti da macellaio - una rivoluzionaria cotta di ferro e fegato di lupo - si pettinò i capelli all'incontrario, scrisse due righe per i posteri su un sacchetto biodegradabile del Lidl, baciò la fidanzata - Marialuce, minigonna di mais e tinta per capelli al vino rosso - e partì per la sua missione tra gli applausi del postino e di un appena licenziato accalappiacani.
E il mistero fu presto svelato.
Come pigiò il bottone del citofono della casa maledetta, infatti, sentì risalire dalla cantina dello stabile un gutturale ululato: - Avete finito di rompere i coglioni? Sono 30 anni che cerco di dormire!
E quando il sibilo di una lama attraversò il cuore del giardino per abbattersi di netto sulla falange del dito indice della sua impavida mano destra - peraltro, ben protetta - all'angolo della strada apparve una telecamera di Canale 5 e Marialuce che, saltellando, gridava: - È lui il mio eroe! Ci sposeremo a primavera!

Buona settimana a tutti

Nessun commento:

Posta un commento