martedì 14 gennaio 2014

Pelo e contropelo

In quella città pioveva sempre. Non aveva mai visto piovere così a lungo sulla baia di acqua salata di nessun altro golfo. Per questo le piaceva prendersi cura di tutti quegli uomini. Aveva tempo; loro, avevano tempo. Poteva dedicare a ogni profilo l'attenzione necessaria; il giusto tocco. 
Vestita, era vestita di bianco. Un vago odore di muschio e vaniglia le usciva dal taschino ogni qualvolta si muoveva. Sapeva di piacere. Sapeva quale desiderio suscitassero le sue abili mani, capaci di fluttuare.
Ecco, proprio le mani erano il suo segreto: sottili, curate, morbide. Vedeva lo sguardo virile di ogni cliente illuminarsi soddisfatto, ringraziarle, quelle mani, adorarle. Viveva per quella soddisfazione.
Pensare che quando aveva cominciato, prendendo in affitto quel vano con stanzino per poco più di una miseria, mai avrebbe pensato di riuscire a soddisfare la sua passione.
Il merito era stato del suo buon gusto, così le aveva detto sua madre. Un tocco magico capace di infondere dignità e bellezza a quelle tre pareti più vetrina. Un colore che le veniva da dentro.
Perché aveva lavorato sodo per ottenere un risultato il più vicino possibile ai suoi ricordi di bambina. E alla fine il suo sogno si era avverato.
Le cromature della vecchia poltrona da barbiere di suo nonno erano tornate a luccicare nel piccolo mondo sospeso di un'inconsueta Barberia di una via trasversale e la pelle delle sue mani aveva imparato ad essere accogliente e professionale, così che ogni massaggio, dopo il cesello del rasoio, ricordasse l'elegante ed esclusiva seduta di una Cadillac, autentica regina degli anni 50.

Buon week end a tutti

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