sabato 4 gennaio 2014

Marta

Marta appoggiava una mano sul tavolino del bar Futuro tutte le mattine alle 9, aspettando cappuccio e brioche. Aveva 15 minuti di tempo, prima di iniziare la sua giornata, e approfittava di quella colazione per sbirciare tra le ciglia della barista, una ragazzona con le labbra a becco, sui 25, uno sguardo simpatico e un busto corto e compatto, su cui legava un grembiulino nero.
Marta sapeva che quella fisionomia, nonostante in apparenza sembrasse un agglomerato in stretto rapporto con l'umanità, in realtà, sotto la muta di un aspetto ordinario, nascondeva il corpo di una specie comune di ornitorinco. Lo sapeva perché la vita dell'Ornithorhynchus anatinus era stata motivo di studio per la sua tesi e il diletto che le procurava ogni sacrosanta mattina quel quarto d'ora di approfondimento, la spingeva ad osservare l'evoluzione e l'adattamento delle abitudini di quella nativa australiana, migrata in quella porzione di Liguria, più precisamente in quel bar che assomigliava al retro di una vecchia canzone, solo per farle credere che esistesse davvero il profumo di una straordinaria follia.
Marta era orgogliosa della sua capacità di notare la minuta differenza tra una ragazza un tantino tozza - di una bruttezza animalesca - e un meraviglioso esemplare di quello che a tutti gli effetti considerava il suo mammifero preferito.
Ordine dei monotremi. Una delle 5 famiglie di mammiferi che invece di partorire piccoli deponevano uova.
Quella peculiarità era stata la frittata riproduttiva da cui aveva preso il via la sua ricerca. E ormai era a un passo dalla svolta; a un atomo dalla rivoluzione: le sarebbe infatti bastato clonare e impiantare un tale apparato riproduttivo nel suo ventre per liberare l'universo femminile dalla più affascinante e aberrante tra tutte le schiavitù: il parto.

Buona Befana a tutti

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