martedì 1 ottobre 2013

Appena quaranta tegole più in là

Abitava in via del Futuro e amava perdersi nel rosso di un orizzonte fitto di tegole e baffi di antenne così appuntite da infilarsi nel cielo.
Intorno alla sua vita, solo la piccola cornice di un abbaino. 
Aveva traslocato in quel sottotetto per riuscire a dipingere almeno una gatta: rossa, morbida, vaporosa, di misura giusta per acciambellarsi sul cuscino della sua poltrona.
Perché sapeva che quando le gatte sono in amore il loro miagolare diventa una canzone e lui aveva bisogno di quel sottofondo musicale per sostituire il disco che ascoltava tutte le sere cercando di zittire il baccano di una città capace solo di ammutolire il suo cuore.
E un gatto arrivò, una sera di primavera, passando per l'autostrada dei tetti; ma un gatto brutto e malandato, cieco da un occhio, graffiato come un'auto morsicata dal ragno di uno sfasciacarrozze. 
E, se subito lo guardò oltre i vetri, poi aprì la finestra, appoggiò una ciotola di latte sul piccolo sporto del davanzale e, sussurrando un micio micio, fece un passo indietro per lasciarlo avvicinare.

Il vecchio gatto entrò nella luce di un sottotetto odoroso di colori. Si accomodò su uno sgabello ai piedi di una tela animata dal tentativo di un timido bacio d'amore e, quando sentì uscire da un vecchio giradischi nascosto dietro alle ante di un mobile basso le prime note di una canzone, riconobbe la melodia che la sua padrona ascoltava ogni notte. Acciambellata sul cuscino della sua poltrona. 
Appena quaranta tegole più in là. 
Nella cornice di un abbaino incastrato in via del Futuro. 
Dietro a una finestra che tra non molto avrebbe spalancato i suoi vetri all'estate.

Buona settimana a tutti

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